Come ho scoperto le “tecniche dei solchi”

Era la fine di gennaio del 2013 e da poche ore ero arrivata nella comunità Ananda a Pune, in India. Ancora non capivo perché mi trovavo lì; contrariamente al solito, mi ero lasciata convincere da alcuni “segni” e “sincronicità” a iniziare il mio consueto soggiorno indiano a Pune, anziché a Rishikesh come ogni anno. Razionalmente, la cosa non era affatto strana: stavo traducendo i commenti di Swami Kriyananda agli Yoga Sutra di Patanjali e quale luogo sarebbe potuto essere migliore, per completare quel lavoro, della comunità in cui lui stava soggiornando in quel momento? Dove avrei mai potuto trovare migliore ispirazione, se non a contatto con la sua coscienza e con le sue vibrazioni? Ma era davvero solo per questo che mi trovavo lì? Non sapevo ancora che Swamiji avrebbe lasciato il corpo appena qualche mese più tardi, e che quelle poche ore trascorse in sua presenza sarebbero rimaste per sempre impresse dentro di me come uno dei miei ricordi più cari e preziosi. E ancora meno mi sarei aspettata che quel breve soggiorno avrebbe segnato l’inizio di un’entusiasmante avventura nel mondo della guarigione…

«Hi, Sahaja!». Una voce familiare, carica di gioioso entusiasmo, mi diede il benvenuto quando entrai nella sala da pranzo all’aperto dov’erano riuniti gli ospiti e i residenti della piccola comunità. Che sorpresa! Era Stan Giles, un devoto di Yogananda che avevo già incontrato più volte ad Ananda Assisi, la comunità in cui vivo, nonché in altre comunità Ananda in America e alcune volte anche in India. Felici di esserci ritrovati, ci demmo appuntamento per cenare insieme e scambiarci le ultime novità della nostra vita. Stan, infatti, sarebbe partito per l’Himalaya la mattina seguente.

Non potevo quasi credere alle mie orecchie, quella sera, quando Stan mi disse: «Ho sviluppato un metodo per rimuovere i programmi mentali con le tecniche di Yogananda e vorrei insegnarlo ai kriyaban [coloro che praticano le tecniche del Kriya Yoga, la scienza di meditazione portata in Occidente da Yogananda]. Sono venuto qui a Pune espressamente per parlarne a Swami Kriyananda; l’ho incontrato ieri e mi ha dato la sua benedizione!».

Com’è imprevedibile la vita! E com’è meravigliosa la Grazia del Guru! Solo due mesi prima avevo invocato la Sua guida ed ecco già arrivata la risposta! Da un paio d’anni, infatti, praticavo il Theta Healing®, una tecnica meravigliosa che era stata risolutiva nell’aiutarmi a superare un lungo periodo di depressione e di disagio psicologico, che si era trascinato per diversi anni nonostante le mie pratiche di yoga e meditazione, il sostegno delle mie guide e famiglia spirituale, le benedizioni di numerosi Maestri viventi e non, e il ricorso a innumerevoli terapeuti e terapie, dalle più tradizionali alle più innovative. Una volta scoperto il Theta, nell’arco di poche sedute, la mia bravissima terapeuta e poi insegnante, Calogera Giannopolo, era riuscita a far affiorare le cause profonde del mio disagio e ad aiutarmi a trasformare istantaneamente quelle forme-pensiero profondamente radicate, che causavano tanta disarmonia e sofferenza dentro di me.

Dopo aver imparato a mia volta la tecnica e aver cominciato a offrirla ad amici e conoscenti, non avevo più alcun dubbio sulla sua efficacia. Mi rimaneva, però, un desiderio: «Maestro» dissi un giorno, rivolgendomi mentalmente a Yogananda «deve esserci qualcosa di simile anche nei tuoi insegnamenti! Ci hai lasciato così tante tecniche innovative e trasformanti, sono sicura che da qualche parte ci sia anche questo. Io non so dove trovarlo, e non ho mai pensato prima che il mio “dharma” fosse occuparmi di guarigione; ma se Tu vuoi che io lo faccia, guidami, ci sono!». Ed ecco che, appena due mesi dopo, Stan stava rispondendo inconsapevolmente alla mia preghiera!

Alcune settimane più tardi, Stan e io ci incontrammo di nuovo a Rishikesh, complice la pioggia che aveva ritardato la sua partenza per uno sperduto villaggio nel basso Himalaya. Al riparo della veranda del bungalow dove soggiornavo, trascorremmo diversi giorni sperimentando insieme il metodo che lui aveva creato, e che in seguito ha battezzato “Consciousness Repatterning”, o “CORE”, e infine Consciousness Transformation. Questo efficacissimo sistema combina elementi di kinesiologia con tecniche e preghiere di Yogananda. In seguito, Stan ha creato un vero e proprio corso di formazione per practitioners, che abbiamo tenuto insieme un paio di volte ad Ananda Assisi, e che Stan ha portato anche in Inghilterra e negli Stati Uniti.

L’avventura, però, non era ancora terminata. Pochi mesi dopo, di ritorno ad Assisi, un giorno aprii a caso la bellissima raccolta di brani di Yogananda, Dove splende la luce (Astrolabio Edizioni). Lì, in fondo alla pagina, un brano attirò subito la mia attenzione; leggendolo alla luce della mia esperienza con il Theta Healing e il CORE, mi resi subito conto che quelle parole – che avevo letto decine di volte e che chissà quante altre persone avevano letto nel corso degli anni, senza coglierne appieno la portata – erano la tecnica che cercavo: la tecnica di Yogananda per rimuovere le forme mentali sabotanti, pura, così come lui stesso l’aveva trasmessa!

Ho trovato in seguito anche altre due tecniche che Yogananda aveva insegnato con lo stesso scopo.

Ora, dopo averle applicate per oltre un decennio sui miei “solchi” e aver aiutato centinaia di persone a fare altrettanto, e dopo aver sviluppato un corso che ho offerto per anni ad Ananda e in giro per l’Italia… ho sentito il desiderio di insegnare alle persone non solo a utilizzare le tecniche per se stesse, ma anche per aiutare gli altri. È nato, quindi, il percorso di formazione per diventare Facilitatori del metodo “Liberati dai vecchi solchi!”. Puoi trovare tutte le informazioni sul percorso a questo link: https://www.accendilatualuce.it/diventa-anche-tu-un-facilitatore-del-metodo-liberi-dai-vecchi-solchi/

Per le date dei prossimi corsi, in presenza e online, clicca qui.

Ciao, sono Sahaja!

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