Ancora pazienza!

Come abbiamo visto nel blog precedente, la pazienza è decisamente una lezione fondamentale per sopravvivere in India! E, siccome è fondamentale anche in Occidente, vorrei spendere due parole in più su questo concetto.

Ci sono tre aspetti fondamentali della pazienza:

• quella verso gli altri

• quella verso noi stessi

• quella verso la Vita

1. LA PAZIENZA VERSO GLI ALTRI va mano nella mano con la comprensione, l’accettazione – e  possibilmente anche l’apprezzamento – della grande diversità di modi di essere, stati di coscienza, valori e di obiettivi di ognuno di noi.

Per qualcuno è molto facile avere questo atteggiamento di accoglienza della diversità, per altri è più sfidante, specialmente se in passato la diversità altrui ci ha creato delle grosse sfide o ci ha addirittura messi in pericolo.

Proprio per questo, quando sentiamo di avere poca pazienza e tolleranza con una persona (o con una certa categoria di persone) è molto importante chiederci sempre: “Perché?”. E anche: “Qual è la cosa peggiore che potrebbe realmente capitare per il fatto che questa persona è così com’è?”. Spesso, questo semplice esercizio è sufficiente a far affiorare i nostri “solchi” – cioè le nostre credenze ed emozioni cristallizzate nel subconscio – e ci aiuta a rispondere in modo più adeguato al “qui e ora”, sganciandolo dalle memorie del passato.

Quello della pazienza verso gli altri è un argomento enorme, ma vorrei aggiungere una sfumatura in più: la nostra capacità di accettazione è inversamente proporzionale ai bisogni e alle aspettative che abbiamo nei confronti degli altri.

Se avete letto l’Autobiografia di uno yogi (e se non lo avete fatto vi consiglio assolutamente di farlo, nella versione originale pubblicata da Ananda Edizioni), ricorderete la pazienza di Sri Yukteswar con il suo giovane discepolo Yogananda (che all’epoca si chiamava Mukunda). Dopo appena sei mesi con il suo guru, Mukunda si era allontanato contro la sua volontà, mosso da un antico desiderio di intraprendere una vita eremitica sull’Himalaya. Una volta tornato, si era aspettato di essere aspramente rimproverato da Sri Yukteswar, ma questi, invece, gli aveva detto una frase potente, che è rimasta letteralmente incisa nella mia mente: “Io non mi aspetto nulla dagli altri e quindi le loro azioni non possono in alcun modo contrapporsi ai miei desideri. Non mi servirei mai di te per perseguire fini personali; ciò che mi rende felice è solo la tua vera felicità”.

Se non abbiamo “fini personali” nei nostri rapporti con gli altri – vale a dire, se non facciamo dipendere la nostra felicità dal loro comportamento o dal loro modo di essere – la nostra accettazione e la nostra pazienza fluiranno spontaneamente.

Come sempre, bisogna allenarsi, e un allenamento fondamentale è la meditazione, perché più siamo in pace e in beatitudine dentro di noi, meno pretendiamo che siano gli altri a darci quella felicità.

2. LA PAZIENZA VERSO NOI STESSI non va confusa con l’eccessiva indulgenza: con quel “Sono fatto così” che pone fine a qualsiasi possibilità di cambiamento, trasformandoci in un “rudere psicologico”, come diceva Yogananda.

Il bravo insegnante non si stupisce se il suo allievo non sa ancora padroneggiare una certa materia, e lo incoraggia con pazienza nei suoi progressi. Al tempo stesso, non condona la sua pigrizia e lo esorta (anche con i brutti voti!) a darsi da fare per acquisire una maggiore conoscenza.

Essere pazienti con noi stessi significa accettare fino in fondo la nostra imperfezione, e al tempo stesso continuare instancabilmente a impegnarci per far emergere dal carbone il diamante che realmente siamo. Pazienza e costanza ci porteranno molto lontano!

Ci sono, infatti, due grandi ostacoli legati alla mancanza di pazienza:

l’autocritica feroce, associata al senso di colpa o di fallimento, ogni volta che ricadiamo in qualche errore;

la delusione e lo scoraggiamento se i risultati del cambiamento non arrivano subito.

Ricordiamoci sempre quante volte un bambino cade prima di imparare a camminare… e continuiamo a provare con pazienza!

3. LA PAZIENZA VERSO LA VITA è un qualcosa che nasce spontaneo man mano che sviluppiamo la saggezza, e quindi viene spesso con l’età.

Soprattutto, ha a che fare con la comprensione dei ritmi della vita, dell’alternarsi della dualità, delle soluzioni che emergono spontanee quando le circostanze sono pronte. È l’antica saggezza del contadino, che sa che dopo la pioggia verrà il sole e che ogni seme ha bisogno del proprio tempo per germogliare.

Come coltivare questa fiduciosa pazienza? Ad esempio, la prossima volta che ci verrà da dire “Questo non è giusto!” o “Insomma, perché questa cosa ancora non succede?”, proviamo invece a pensare: “Che cosa devo ancora far germogliare dentro di me, con pazienza, per poter attrarre qualcosa di diverso?”.

E, ogni volta che la vita ci dà qualcosa di bello e di buono, cerchiamo di ringraziare, non solo la Vita stessa, ma quello che pazientemente è germogliato dentro di noi per permetterci finalmente di goderne!

Ciao, sono Sahaja!

Forse abbiamo in comune molte cose, o forse una soltanto… Vuoi scoprirla?

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